Le radici di Napoli

Il cemento ha un unico colore che perde nel tempo, ha poca resistenza negli anni e a tutte le manifestazioni telluriche a cui Napoli è soggetta ed è la sovrapposizione di una tecnologia nuova di costruzione che al confronto del millenario tufo dimostra tutta la sua fragilità.
Fusione tra vecchio e nuovo senza soluzione di continuità, tutto ciò è stridente visto dal mare e mostra la precarietà delle case pur millenarie che si affacciano direttamente sul mare e da cui prendono linfa vitale. D’altra parte Napoli si adagia sull’acqua, elemento estremamente mobile e dinamico sottoposto a varie trasformazioni chimico-fisiche che vengono dalle informazioni e dagli stimoli nuovi che riceve continuamente. L’acqua mantenendo la propria struttura dinamica e flessibile include una memoria testimone dei mutamenti nel tempo.

Talete iniziatore di questo tipo di filosofia, dice che “ il principio di tutto è l’acqua “ (per questo afferma che la terra galleggia sull’acqua), desumendo indubbiamente questa sua convinzione dalla constatazione che il nutrimento di tutte le cose è umido, e che perfino il caldo si genera dall’umido e vive dell’umido. Ora, “ciò che da cui tutte le cose si generano è, appunto, il principio di tutto”.
(Talete visse tra il VII e il VI secolo a.C. a Mileto. Come riportano molte testimonianze Talete, probabilmente,non era nemmeno Greco, bensì di origine fenicia.Gli antichi sono quasi unanimi nel giudicare Talete un uomo di intelligenza fuori dal comune e nel considerarlo come il primo filosofo, anzi come il primo dei Sette Saggi).
Rapporto tra nomadismo e radici del napoletano che ha difficoltà se non per necessità a migrare in un’altra regione…ma Napoli è di per sé una città dalle radici instabili sull’acqua sottoposta a continui stimoli vibrazionali e tellurici.

Forse noi non ci crediamo ma anche il più statico e ostinato Napoletano vive una situazione di continua instabilità, precarietà e mutevolezza… che poi è proprio tipico del carattere del napoletano.