Voglio dipingere come una fotografia a colori.
Nei miei autoritratti mi esploro e mi racconto svelando parti di me a me stessa, prima sconosciute. Se voglio parlare di interconnessioni tra me e la mia macchina fotografica è lì che si svela il mio mondo, i miei conflitti, la mia fragilità. Ho scelto di esprimermi in un luogo ed in un tempo ricco di storia vissuta, che si rinnova nel tempo, in una rappresentazione contemporanea che si ripete ciclicamente come segno di un’ impermanenza.
In questo luogo il passato si fonde con un presente alenando ad un futuro dove la natura, che rappresenta per me l’istinto, sopravviverà alla nostra caducità. Avvolta in una gonna fatta di fiori e foglie che straripa nella sua bellezza ..il mio corpo esce a fatica come da un tronco d’albero fatto di foglie di banano essiccate e cerca di liberarsi dalle sue prigioni e dai sui schemi. Questo è il trionfo della natura rispetto al limite e al desiderio di controllo dell’uomo.