2 Agosto 2014
Partenza per una spedizione in Mongolia dal titolo “ I cacciatori con le Aquile”
3 giorni di viaggio per raggiungere la Mongolia iniziati con l’arrivo a Novosibirsk proseguendo poi in tutto il viaggio per 1600 KM. su strada asfaltata in Siberia , 1600 km. di steppa in Mongolia al confine tra Kazakhistan ,Siberia e Cina e 32 km. a piedi a 3000 mt. di altitudine per raggiungere il Potanijn il più alto ghiacciaio dei monti Altai. La prima tappa del viaggio è il ghiacciaio Potanjin. Ci arriviamo dopo 16 km. a piedi lungo una salita dolce e faticosa, scortati da cavalli e cammelli che trasportano cibo e tende da campo e ci accampiamo per la notte . Il ghiacciaio si impone alla nostra vista e domina tutto il paesaggio. Gli scatti notturni con la luna piena sono i migliori…con raffiche di vento e circa zero gradi di temperatura. Siamo in una terra completamente incontaminata dove esiste un ecosistema completamente integro. La popolazione Mongola “nomade”, per le condizioni estreme climatiche durante il lungo inverno (temperature su 40 gradi sottozero), sopravvive solo grazie alla caccia, al bestiame, alla transumanza e alle sue capacità. In Mongolia vivono 2.800.000 di abitanti su un territorio che è grande quasi 4 volte la Francia e 40.000.000 di animali tra cui yak ( bue tibetano), pecore, capre, montoni, mucche, cavalli,cammelli, marmotte , volpi e lupi siberiani. Alla vista si aprono scenari immensi di montagne e praterie steppose. I colori sono tersi, puliti ma morbidi e pastello. Hai l’impressione di camminare in luoghi incontaminati dove la natura fatta di steppa, sassi, fiumi, laghi, è dominante su tutto il resto. L’odore della terra è pungente, acido come di merda secca. Le donne, gli uomini ed i loro vestiti emanano un intenso odore di pecora. L’ospitalità , la dignità, la fierezza nei volti, mi colpiscono. Gli occhi sono molto intensi, le guance rubiconde, gli sguardi intelligenti e attenti. Sono Nomadi alla ricerca di climi più miti dove gli animali possono mangiare e sopravvivere d’inverno e a loro volta assicurare, il latte, il formaggio e la carne, necessari.
Gli uomini vanno a caccia o portano al pascolo gli animali, e le donne, con un rapporto di dominio e vicinanza, mungono tutti giorni, cavalli, yak, mucche e pecore. Dal latte munto ne ricavano una crema acidula come il nostro Yogurt , ed un forte e dolciastro formaggio che adagiano per la stagionatura su una tela di cannucce sorretta da pochi rami incrociati “come delle vetrine all’aperto”. Le GHER sono le loro abitazioni. Sono rotonde con una piccola ed unica apertura al centro del cerchio. Entrando si sente un calore ed un odore pungente. Le pareti sono di lana e legno ricoperte da una tela bianca e sulla terra come rivestimento, tappetti coloratissimi. Sui letti, posizionati in cerchio, ai bordi della gher , sono adagiate coperte di lana da colori vivaci che le stesse donne intrecciano con le loro mani. Alle pareti sono appesi abiti invernali ricavati dal pelo di animali, fotografie di generazioni precedenti e trofei di caccia. In un angolo addossato alla parete c’è un piccolo mobile di legno colorato per le stoviglie e accanto appesi ad una fune, pezzi di carne rosso- viva e viscere di animali. Al centro della gher c’è una stufa color ruggine con una canna fumaria alimentata con la merda degli animali lavorata ed essiccata. In mongolia nella zona ovest, dove ci troviamo, non ci sono alberi e quindi non c’è legna da bruciare per l’inverno! Sulla stufa accesa c’è un pentolone dove si riscalda il latte e si prepara il formaggio . Ogni volta che entriamo nella Gher c’è sempre una calda accoglienza, un tavolo rotondo imbandito per noi con ciotole decorate che contengono latte tiepido di cavallo o di capra mescolato al tè, e poi formaggio fresco o stagionato, burro, crema acida di latte come yogurt, frittelle di pasta fatte di acqua e farina e biscotti artigianali.
Siamo invitati all’interno della Gher per “la battitura della lana”. Sei donne sono in cerchio sedute a terra intorno ad una tela rosso rubino, su cui è adagiata una soffice ma rozza lana color cammello. Nelle mani hanno due lunghi bastoni con cui battono la lana in sincronia , con un ritmo incessante creando un crescendo musicale. In piedi di lato c’è un’altra donna che con un bastone, in una sacca di viscere di animale, lavora il latte per tirarne fuori una crema come burro.
Il giorno dopo partecipiamo alla “lavorazione della lana all’aperto” che, dopo essere stata battuta, viene bagnata e avvolta stretta nelle canne, per infeltrirla e compattarla e ricavarne tappeti, coperte, rivestimenti per la gher.
Partiamo per il famoso incontro con “ i cacciatori con le aquile”. Circa 200 km. di steppa con guado di fiumi e pioggia torrenziale. L’appuntamento è lì sotto alla montagna che raggiungiamo a piedi ansiosi di carpire gli scatti unici. Da lontano galoppando arriva con atteggiamento fiero il cavaliere vestito con il costume che indossa d’inverno per la caccia e porta sul braccio l’ Aquila Dorata la “Golden Eagle”. I click aumentano all’impazzata ed il cavaliere ci osserva con grande dignità, consapevole della sua unicità. Il giorno dopo conosciamo Sailau il più vecchio “cacciatore con le aquile” intervistato anche dalla BBC. Dopo avergli scattato una serie interminabile di foto ci invita a casa per cenare con lui. Abbiamo già cenato e vogliamo lavorare con Luca sulle foto prodotte…ma…… non possiamo rifiutare l’invito e poi le nostre cene consistono ogni sera in brodo, riso e carne di pecora, qualche volta uova, patate ed una volta anche un dolce!!! Al centro della spaziosa Gher di Sailau c’è un tavolo rotondo ben apparecchiato con ciotole di ceramica colorate già riempite del loro latte tiepido, e al centro un grande zuppiera tonda che contiene “a prima vista” della carne con grossi pezzi di grasso. Ma grande sorpresa da parte di tutti…non è grasso bensì una pasta fatta in casa che avvolge questi grandi pezzi di mucca mista a pecora..insomma sono grandi “ravioloni di carne tenerissima e saporitissima”. Mangiamo con le mani come dei bambini ingordi e poi ascoltiamo la storia di Sailau e delle sue aquile . Intanto beviamo per riscaldarci vari bicchieri di Vodka con altrettanti brindisi..impossibile rifiutare!!!…. andiamo a letto brilli e felici per adagiarci sulla nostra stuoia in tenda avvolti dal sacco a pelo (temperatura circa 0 gradi la notte, di giorno dai 12 ai 22 gradi).
Sailau ci racconta che “le aquile vanno a caccia nel periodo invernale da Novembre a Febbraio. Solo le aquile femmine, che sono le più aggressive, vengono prese dal nido e addestrate alla caccia dall’uomo. Sono mantenute in cattività per 9 anni e poi vengono liberate per la riproduzione. Durante la caccia possono cacciare la preda fino a 10 km. di distanza . Le aquile con gli artigli trattengono la preda che può essere una lepre, marmotta, volpe, ma anche un lupo siberiano e rispettano il patto con il cacciatore, all’aquila va la carne…al cacciatore la pelliccia dell’animale”. Si parte per andare a conoscere e a fotografare per la prima volta nel mondo, la più giovane cacciatrice con le aquile di 13 anni il cui nome è “Aisholpan Agalai”. Sarà questo il suo primo inverno di caccia dopo un lungo addestramento con l’aquila. La sera siamo invitati nella loro Gher. La giovane cacciatrice mescola sulla stufa il latte caldo, un’altra donna, con un lungo bastone di legno con movimento ritmico dall’alto verso il basso, rimescola il latte per farne formaggio. La nonna della bambina ci mostra le foto storiche del nonno della “caccia con le aquile”. Alle pareti ci sono trofei e riconoscimenti…è da molte generazioni in famiglia che si tramanda la tradizione. Il clima è caldo e accogliente… e l’organizzazione familiare è di tipo patriarcale. Ma tutti collaborano per la sopravvivenza invernale..anche i ragazzini.
Siamo di ritorno…lasciamo la magia della Mongolia civiltà esistente dal 1300 a.c., i colori, gli odori, il campo, le tende, le due guide mongole Agii e Arai, i due autisti ed il cuoco che ci hanno accompagnato in maniera esperta, per tornare sulla Transiberiana attraversando la Siberia “Siber la terra che dorme” uno dei posti più antichi, verdi, sconfinati ed affascinanti del pianeta.