Arrivando a Churchill si atterra su una lastra di ghiaccio dove il vento solleva veloci raffiche di neve. Siamo nella baia di Hudson in Canada a pochi metri dal Mare Artico in piena tundra , in un paese con piccole casette di legno tutte bianche come il paesaggio intorno.. La tundra dal lappone Tunturia significa “pianura senza alberi” è tipica delle regioni subpolari ed occupa zone dell’emisfero dove la temperatura media annuale è inferiore allo zero. Il suo limite settentrionale sono i ghiacci polari perenni, mentre a sud si arresta alle prime formazioni forestali della taiga. E’ fine ottobre ed il termometro di giorno segna dai meno 6 a meno15 gradi sotto zero . L’orso polare viene da un periodo primaverile-estivo di caccia lunga e migra al nord attraversando come un nomade la baia, per cercare di raggiungere la banchisa polare, per procacciarsi il cibo da lui preferito, le foche acquattate sotto gli iceberg. La baia di Hudson sul mare Artico è un posto da veri “uomini del nord” capaci di affrontare le temperature minime e gli orsi polari. Indossano tutti scarponi per mordere il ghiaccio, fascia paraorecchie in pelo, giubbotto e fucile, per difendersi dall’orso in caso di attacco. Non c’è verde, è tutto bruciato dal freddo e dal vento. La baia è una lingua di terra ghiacciata tra Tundra e Taiga bagnata dal mar Artico. La taiga affiora tra il ghiaccio con piccole conifere bruciate dal freddo e dimezzate dal vento, che spesso soffia forte ed impetuoso sempre nella stessa direzione. E’ un paesaggio livido, in bianco e nero dominato dal grigiore del gelido Mar Artico. La nostra prima guida è un uomo grande quanto un orso. Ci accompagna , armato di fucile, con un mezzo pesante alla ricerca dell’incontro fatale. Ci racconta che tra qualche giorno partirà da solo per due mesi per sistemare trappole per animali nella tundra e ricavarne carne e pellame. Avvistiamo lontano il nostro primo orso che con la sua flemma ed andatura pesante si comincia lentamente ad avvicinare .Partono i primi scatti a raffica. Ci appostiamo per aspettare che ci venga incontro. Ma l’orso rimane troppo lontano per manifestarsi in tutta la sua maestosità. La guida ci racconta che circa 250 orsi attraversano la baia da marzo a novembre per recarsi al polo Nord alla ricerca di cibo. L’orso è qui solo di passaggio. Viene catturato o spaventato con colpi di fucile quando si avvicina troppo al paese o viene intrappolato nelle grosse gabbie e poi liberato per seguirne la migrazione e farne dei censimenti. Oltre a chi li tiene lontani dal centro del paese con i fucili, c’è chi invece come mr. X.B. gli assicura almeno un pasto al giorno. Sembra un uomo venuto dai vecchi films western americani. Ha capelli adagiati sulle spalle di un colore giallo-paglierino, una fascia sulla testa, occhi molto piccoli e vivaci, sguardo attento ed intelligente, di poche parole ma sembra abbia capito come far funzionare insieme tre specie diverse, che a prima vista sembrerebbero incompatibili, uomo, cane ed orso, dove sussiste una gerarchia per la sopravvivenza. Ha una terra in gestione in cui ha un allevamento di “cani husky”, confinata da una sola cima legata ad un catenaccio. Di lì si entra nel regno degli orsi, una lingua di terra ghiacciata in cui convivono cani legati e orsi polari liberi, e sullo sfondo un relitto di una vecchia nave in ferro. Qui la TV,la BBC, i fotoreporter, i fotografi trovano anche il loro regno! Davanti a noi a distanza di una ventina di metri, per la prima volta la sagoma di due giganti buoni, due orsi polari in lotta tra loro. Giocano, si mordono, si rotolano nella neve, si alzano e sembra che danzino. Nonostante il loro peso hanno movenze leggere e goffe allo stesso tempo. Se ne avvicina un altro che si ferma lì sdraiato a pochi metri da noi. Pigro, silenzioso, non perde mai il controllo dell’ambiente circostante, l’occhietto nero che si schiude è sempre vigile ed il grande naso gli serve per annusare a distanza ostacoli o pericoli. Ora si alza e viene verso di noi..che facciamo? La macchina è abbastanza vicina ma non tanto da poterla raggiungere in un balzo. Indietreggiamo lentamente senza perderlo di vista. Un incontro vis a vis e poi di corsa in macchina!!! Il suo collo si allunga ed il suo muso si innalza, il naso si storce alla ricerca del nostro odore. per fortuna non siamo appetibili per lui…lui sa che tra un po’ ruberà il primo pezzo di carne al cane che sazio si allontanerà dal suo cibo!! Ma nutre un certo rispetto per i cani. sa che il suo momento arriva solo dopo che il cane si è sfamato. L’uomo intanto rimane vigile e con il fucile, sparando in aria, lo allontana. Nella terra di Churchill il tempo è segnato dalla migrazione degli orsi polari. Una terra di uomini che hanno preso i connotati dell’orso polare, maestosi, silenziosi, attenti ai pericoli. Il freddo è pungente ma non ci stanchiamo di cogliere le immagini più significative. Il nostro fotochef ci prepara degli appettitosi panini dai colori americani rosso-kechup, arancio-chese e rosa- jambon adagiati con grande cura sul bagagliaio della macchina insieme ad obbiettivi e cavalletti. Ogni tanto un sorso di irishcream da una fiaschetta e un quadrato di cioccolata Venchi per scaldarci.L’incontro più commovente che facciamo, appena ad una quindicina di metri da noi, è quello della mamma orsa con il cucciolo. Tra di loro c’è una ricerca continua di protezione, contatto, calore. Assumono tra loro tante posizioni di protezione con sguardi teneri ed atteggiamenti da peluche. La differenza è che sono proprio lì davanti a noi .La mamma non perde mai di vista l’orsetto che sembra insistere a prendere una direzione diversa dalla sua. Siamo lì attoniti e, talmente desiderosi di fotografarli, che dimentichiamo per pochi minuti il rischio che corriamo . Ci avviciniamo sempre più, mitragliando di scatti a raffica la scena unica che si svela ai nostri occhi. Churchill un paese che dorme in semiveglia quando nel pieno della notte si odono gli spari che, arrivando da Cape Mery la punta più estrema sul mare Artico, allontanano l’orso polare che minaccia il paese in cerca di cibo. Il giorno successivo lo trascorriamo sul Tundra- Buggy, un buncher di ferro e vetro con ruote da carrarmato, riscaldato da una stufa a kerosene che guadando fiumi e ghiacci, come in un Safari, porta in gita turisti Giapponesi e Americani. C’è solo un piccolo spazio esterno all’aperto che in caso di avvistamento dell’orso si può raggiungere ma…. a spintoni… si fa a chi arriva prima!!!! La scena spesso è questa, i turisti scrutano l’orizzonte con binocoli e macchine fotografiche come cannoni e, dalla parte opposta, l’orso che placidamente se ne sta magari sotto al tundra- buggy, senza essere né visto né sentito! L’ultimo giorno appuntamento alle 9 al negozio di mr.X.B. per gli ultimi scatti nella sua terra. Esco sola di casa alle 20.30…un bianco totale mi avvolge da non farmi vedere a pochi metri, temperatura meno 18 gradi, vento con raffiche di 60 nodi che solleva ghiaccio e neve. Mentre mi domando quale sia la direzione giusta per non tardare all’appuntamento, mi rendo conto di essermi già persa. Nel bianco abbagliante vedo una macchina di una gentile tassista che percependo il mio smarrimento si ferma e mi chiede se voglio un passaggio. Salgo sul taxi e mi faccio accompagnare a destinazione. Non vuole nessun compenso e salutandomi mi dice “sa come è… qui gli orsi non scherzano, lei ha corso un grosso pericolo!!! Arriviamo nella terra di mr.X.B. E dopo aver frantumato con un martello il catenaccio bloccato dal ghiaccio…si apre a noi uno scenario unico. L’orso emerge da questo paesaggio glaciale facendosi strada lentamente come un’ombra tra la nebbia, socchiudendo ad ogni passo gli occhi per ripararsi dal vento e dalla neve . Il vento mi sposta il cavalletto, l’unica maniera per fotografare immobile è sdraiarmi per terra sul ghiaccio e così trovo anche io la mia dimensione Artica.Gli orsi polari che migrano attraversando la terra di Churchill sono a rischio e sono in via di estinzione per via del riscaldamento del pianeta e dello scioglimento dei ghiacci. Alcuni orsi per sopravvivere alla fame diventano cannibali e mangiano i loro simili. Wapusk (orso bianco) National Park è il 37° parco nazionale del Canada creato nel 1996. Il parco protegge una delle più grandi zone di riproduzione dell’orso polare. Copre una superficie di 11.000 chilometri quadrati a sud e ad est della città di Churchill e confina con la baia di Hudson. E’ una delle zone più selvagge del Canada e comprende una zona subartica interessata da uno strato di ghiaccio permanente e da un vasto manto di torba, dove terra ed acqua si mescolano formando laghi e paludi. Questo territorio, geologicamente giovane,si sta innalzando lentamente sul livello del mare, per via dei cambiamenti climatici, come dimostrano le dune fossili della spiaggia, ormai arretrate di quasi 100 chilometri. L’uomo la natura e gli animali sono alla ricerca di un nuovo equilibrio dinamico.
testo di Viviana Rasulo